Hai mai fatto caso a quanto la filosofia Slow Food influisca sulle tue scelte e sui tuoi gusti alimentari?
Fermati un attimo, e pensaci…
Sono nata all’inizio degli anni Ottanta. Ricordo che, quando ero piccola, parlare di cibo con un bambino era molto diverso dal modo in cui se ne parla oggi. Le prediche sull’importanza di mangiare sano erano una prerogativa delle mamme, delle nonne e delle maestre – ed erano prediche molto noiose 😂
In quegli anni, i famosi marchi di fast food americani sbarcavano in Italia, e il battage pubblicitario li fece diventare subito un simbolo di tendenza. Le fabbriche del cibo rafforzarono a loro volta i propri brand, e comprare prodotti industriali, comodi, standardizzati e (soprattutto!) ben pubblicizzati in televisione era quello che tutti facevano.
Negli stessi anni ma molto più silenziosamente, dalle parti della città di Bra (non lontano da dove io vivo) nasceva Arci Gola, una associazione senza scopo di lucro che reagiva alle mode gastronomiche più diffuse… semplicemente dicendo qualcosa di diverso! Quasi nessuno ci fece caso subito, eravamo troppo presi da altri argomenti.
La piccola associazione crebbe, cambiò il suo nome in Slow Food, e cominciò anche a “fare” cose diverse dagli altri. Non parliamo di un successo ottenuto da un momento all’altro, ma di un processo lento e graduale, che ha però innescato un impatto a livello globale. Oggi il cibo buono, genuino, prodotto in modo sostenibile e rispettoso della tradizione ha un valore aggiunto rispetto al cibo industriale – un valore talmente alto che sempre più consumatori sono diposti a pagare di più per comprare prodotti che si rifanno a questo modo di pensare.
Influenzare così tanto e così profondamente la cultura del cibo non è una missione banale. Per quanto si possa essere o meno allineati con le idee di Slow Food, questa filosofia è ormai alla base di moltissime scelte che compiamo tutti i giorni. Incluso il pensare – per tornare ai miei ricordi di infanzia raccontati poco fa – che chi coinvolge costruttivamente i bambini nella creazione di un orto didattico (invece che tediarli con un predicozzo sul cibo sano) sia veramente “avanti” nell’insegnare l’educazione alimentare!
Slow Food porta sulle nostre tavole le ricette dai ristoranti d’Italia
Il motivo per cui trovo interessante questa collana di ricettari è che i piatti presentati non sono studiati “a tavolino” in casa editrice, ma sono specialità regionali presenti nei menù delle osterie e dei ristoranti d’Italia – rielaborate dai nostri chef, cucinate dalle nostre brigate, servite dal nostro personale di sala…
Mi piace molto l’idea di imparare a cucinare il cibo locale attingendo al sapere dei professionisti della cucina, non quelli famosi in televisione e sul web, ma quelli che lavorano sul campo ogni giorno. Così come mi piace prendermela comoda nel leggere le introduzioni di questi libri, dove gli autori spiegano quali sono gli ingredienti caratteristici e il perché di certe tradizioni culinarie.
Quando insisto sull’importanza di non fermasi alle ricette che si trovano su Internet ma di usare i ricettari, di “scavare” nelle origini del cibo e non soffermarsi solo sul replicare delle tecniche, mi riferisco proprio a questo tipo di pubblicazioni: essenziali, semplici, economiche ma autorevoli. Assolutamente coerenti con la realtà dei business della ristorazione, ma anche con le tradizioni senza tempo del nostro Paese.