Cucinare bene a casa? Si è sempre in tempo per cominciare!
Se sei atterratə su questa pagina, probabilmente ti piace pasticciare in cucina. O forse, ancora più probabile, vorresti imparare a cucinare per te e per la tua famiglia… e magari stai cercando il modo migliore per cominciare. Ci sono passata anche io, tanti anni fa, e adesso con grande piacere vorrei esserti di supporto.
Con questo primo articolo, ti do il benvenutə sul mio blog e sito di ricette. Mi chiamo Gisella, sono una web strategist “prestata” alla cucina. Ecco perché ti sto parlando attraverso Internet 😉
La mia esperienza col cibo è un lungo percorso, che parte da un livello “zero assoluto”. Ho imparato le basi grazie a una carissima amica giapponese, mentre vivevo all’estero. E quindi, per caso e per necessità, ho imparato lo stile orientale prima di quello italiano! A partire da lì, sono andata avanti. Se vuoi saperne di più puoi leggere qui la storia completa.
La foto dietro al titolo, invece, è la mia cucina “no-fire” nella ski house di Bardonecchia.
Cucinare non è sempre stato facile per me, nè automatico o immediato. Tutto ciò che trovi qui su “Eat like an Italian” è il risultato di ormai oltre cinque anni di esercizi, sperimentazioni e corsi. Essere capace di creare piatti bellissimi e appetitosi nella cucina di casa è stata una grande rivoluzione, che ha migliorato il mio stile di vita, la mia alimentazione, la mia salute e il mio umore!
Quello che ho imparato è che, per cucinare bene, prima della tecnica bisogna metterci la testa e il cuore. La testa: perché fermarsi un attimo a progettare, prima di buttarsi a capofitto tra pentole e fornelli, permette non solo di evitare errori banali ma anche di esprimere al meglio la creatività. Il cuore: perché metter mano al cibo richiede passione per quel che si sta facendo, ma anche rispetto per chi siederà alla nostra tavola.
Sarebbe bellissimo se, provando le mie ricette e leggendo le mie esperienze, anche altre persone avessero la possibilità di appassionarsi, divertirsi e magari rendere più semplice l’impresa di imparare a cucinare.
Ho quindi scritto questo decalogo con 10 consigli per cucinare bene a casa. Ci ho meditato parecchio, e credo che in questa pagina si concentri praticamente tutto ciò che sta dietro al mio amore per la cucina e per il buon cibo. Una specie di filosofia…
I miei 10 segreti per cucinare meglio
1. La cucina di casa è diversa dalla cucina di un ristorante
Gli attrezzi che abbiamo nelle nostre abitazioni non sono quasi mai gli stessi che si adoperano nelle linee di un ristorante. I nostri parenti e conviventi non sono una brigata di cucina (anche se a volte gli piacerebbe…). E noi, cucinieri di famiglia, siamo decisamente più rilassati di uno chef de cuisine! E allora, che si fa? Si fa che, come diciamo qui a Torino, esageruma nen. Ho notato che, da sola nella cucina di casa, posso gestire fino a sei coperti in maniera accurata. Oltre questo numero, la fretta e lo stress prendono il sopravvento; lo spazio e le capienze non sono più sufficienti; e la qualità dei piatti cala. Se gli ospiti sono più di sei, meglio un abbondante buffet di finger food e cocktail colorati, da preparare con un po’ di anticipo e magari coinvolgendo i familiari come aiutanti.
2. Si mangia anche con la vista e con l’olfatto
Pensa a quei deliziosi aromi che ti fanno venire appetito. Pensa a quando, al ristorante, vedi servire un piatto bellissimo e decidi di ordinarlo a tua volta. Prima di mangiarlo, il cibo si guarda e si annusa; e quello che si percepisce in questa fase valorizza (o compromette) l’esperienza successiva che passa per il senso del gusto. L’estetica e gli odori sono importantissimi anche quando si cucina a casa. A tutti, adulti e bambini, fa piacere mangiare qualcosa di colorato e profumato. Ho notato che quando gli ingredienti sono ben riconoscibili, e non confusi in una massa informe, gli ospiti mangiano più volentieri - e le loro domande non riguardano dubbi su cosa ci sia nel cibo... ma i segreti per cucinare quella ricetta nello stesso modo!
3. Usa ingredienti locali e di stagione, anche per le ricette etniche quando possibile
Gli ingredienti di qualità sono un ottimo punto di partenza. La verdura di un produttore locale è più sana, aromatica e bella di un pacchettino sottovuoto che ha viaggiato in un container per un mese. Una porzione di carne o di pesce fresco, consumata in giornata, è molto più gustosa di un semilavorato surgelato. Molti blogger che si occupano di cibo etnico consigliano l’ingrediente di importazione, purché sia “l’originale”. Io consiglio invece di utilizzare ingredienti sostitutivi; simili a quelli usati nella ricetta tradizionale, ma freschi e stagionali. Ad esempio, in Italia produciamo i funghi shiitake e l’arrosto di maiale; i noodle si possono creare con le farine biologiche dei nostri mulini… e allora perché acquistare prodotti importati e di qualità non verificabile, per cucinare ad esempio un piatto di ramen?
4. I ricettari sono uno strumento insostituibile: non limitarti al web, usa i libri
Io colleziono ricettari. Ogni volta che viaggio, mi soffermo a cercare qualche libro sulle ricette tipiche del posto. Non solo. Ho una nutrita wishlist di libri tematici su qualche argomento o sul cibo dei vari paesi del mondo. Mi piacciono le pubblicazioni di buona editoria, ricche di fotografie e di contenuti narrativi e giornalistici, curate da autori accreditati o da chef famosi. Ma ho anche alcuni paperback unici, particolari, assolutamente interessanti. Il bello dei libri è che sono pensati per una lettura lenta e approfondita. A volte sono straordinari nello spiegare le radici culturali di certi piatti, nello stimolare la creatività o nell’illustrare alcune tecniche professionali. Il fatto di poterli leggere con calma, anche mentre si è lontani dai fornelli, permette un livello di interpretazione meno superficiale.
5. Non essere troppo rigido con le ricette; se serve, rendile adatte al tuo mondo
Quanto bisogna essere precisi nel seguire una ricetta? Cosa fare se non si trova un ingrediente o se non si ha un certo attrezzo? Personalmente, cerco di rendere le ricette adatte al contesto in cui mi trovo. Per i piatti quotidiani, la flessibilità è inevitabile: non possiamo avere in dispensa qualsiasi ingrediente in qualsiasi momento! Molti classici della cucina sono re-interpretabili, declinabili su diverse tecniche di cottura: un buon arrosto si può praparare nel tegame, ma anche al forno, oppure in CBT. La libertà ha un limite quando certi ingredienti o certi procedimenti sono caratterizzanti di un piatto: la carbonara non è più carbonara se non si usa il guanciale… e così via. La pasticceria richiede precisione: se si cambiano i dosaggi del pan di Spagna, il risultato non sarà garantito; se non si controlla la temperatura del créme caramel, otterremo un pudding che sa di frittata; se si sbaglia la consistenza dell’impasto, i bigné si sgonfieranno.
6. Con gli ospiti, non improvvisare: prova ogni piatto prima di cucinarlo per gli altri
Si dice che per familiarizzare con una ricetta bisognerebbe cucinarla almeno tre volte. Si può essere più o meno abili in cucina, ma una prova generale del menù che si sta per offrire agli ospiti è una buona regola ed è un gesto di cortesia; soprattutto se ci sono piatti mai cucinati prima. Voler stupire gli amici è divertente, ma mettiamoci sempre dalla loro parte: trovarsi a inghiottire a forza del cibo con un gusto strano o con la consistenza di un pezzo di gomma, per non offendere nessuno… non è un’esperienza gradevole. Per prevenire, basta provare prima e assaggiare con obiettività. Se un piatto non è convincente, lascia stare e riprova la prossima volta. Una semplice pasta aglio olio e peperoncino ben cucinata si farà ricordare più volentieri che un tentativo di cucina molecolare mezzo squagliato.
7. Il cibo è cultura: le origini di ogni ricetta sono un indizio importante
Ricordo che una volta ho servito del sushi. Non il classico sushi in rotolini già tagliati, ma una versione da condire a piacere sul momento e da arrotolare a mano, come l'avevo assaggiato da amici a Osaka. Se si legge la storia del sushi, si scopre che in origine era diverso rispetto a quel che oggi viene servito nei ristoranti alla moda: nell’antichità era cibo da strada, una “polpetta” di pesce fermentato e riso. Questo è l’effetto che ho voluto regalare ai miei ospiti, in quella occasione: un pasto conviviale, senza quell’aura sofisticata e un po' fredda... ma con alto livello di coinvolgimento e divertimento da parte di tutti! Quando scopri un piatto interessante, vai più a fondo: cerca di capire da dove arriva, come era alle origini, come si è evoluto, come viene servito in contesti diversi.
8. In ogni luogo del mondo c’è del cibo eccezionale; vale sempre la pena assaggiare
Durante gli anni all’estero e nel corso dei miei viaggi, mi è capitato di assaggiare cibo proveniente quasi da ogni parte del mondo. Un certo timore per il cibo straniero è assolutamente comprensibile. Ma una volta rotto il ghiaccio, soprattutto se l’esperienza è stata positiva, si diventa curiosi. In questo paragrafo non darò consigli di cucina, ma un suggerimento per scegliere i posti in cui assaggiare buon cibo mentre si è all’estero. Non arrivare mai impreparato, non entrare nel primo ristorante turistico o fast food che vedi. Molto meglio prendersi un paio d’ore per leggere sui blog di viaggi o su una guida le recensioni di ristoranti in cui provare la cucina locale. Prenotare in anticipo, se necessario. Esplorare i mercati e… i supermercati! Qui si possono toccare con mano gli ingredienti “sconosciuti”, capire come si utilizzano e guardare cosa mettono nel carrello i clienti del posto.
9. Tutti possono cucinare bene, non serve essere degli chef “stellati”
Dedicato a chi “oltre alla pasta al sugo non vado, sono negato per la cucina”. Io che son partita dal carbonizzare perfino l’uovo fritto, ti dico che la negazione totale non esiste ai fornelli. Non tutte le persone hanno tempo, voglia o interesse a raggiungere quell’occhio e quella manualità che permettono di creare piatti fuori dal comune. Ma chiunque, davvero, può migliorare quel po’ che basta a rendere interessante l’alimentazione quotidiana. Tra un piatto di spaghetti sciapo e uno stuzzicante, non c’è differenza di tempi di preparazione o di complessità. Gran parte del risultato dipende semplicemente dal cucinare con rispetto: rispetto per sé stessi in primo luogo, rispetto per le materie prime e per chi ha lavorato per portarle sulla nostra tavola, rispetto per chi siede a tavola con noi.
10. Sbagliare una ricetta al primo tentativo è normale; non scoraggiarti, riprova!
Ultima confessione della giornata. Io sbaglio le ricette. Come tutti. Ogni primo tentativo di cucinare qualcosa di nuovo è un rischio di combinare un vero e proprio pasticcio. E poi ho le “giornate no”, quelle in cui riesco a rovinare qualsiasi roba mi passi in pentola. Ma c’è sempre un secondo tentativo, arriva sempre il “giorno sì”. Una delle mie grandi passioni sono i lievitati. Ma la lievitazione, soprattutto quella naturale, è stata una delle parti rognose all’inizio: solo io so che “pietre” che ho sfornato prima di vedere una alveolatura con effettivamente dell’aria dentro. Ci ho messo un anno e un corso per riuscire a produrre una pagnotta commestibile. Ma ci sono riuscita, questo è il punto. E dicono che sono pure brava!
Navigando su “Eat like an Italian”, adesso e nei mesi a venire, potrai trovare suggerimenti tecnici e ricette step-by-step di ogni tipo. Cucino quasi tutti i giorni e provo nuove food experience quasi ogni settimana. Non sempre trovo il tempo di scrivere un articolo su tutto, ma faccio il possibile per rendere questo spazio online il più aggiornato e interessante possibile.
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