La vita moderna è frenetica. Molti di noi svolgono lavori stressanti, che lasciano a malapena il tempo per prendere una boccata d’aria. Ed è così che i pasti (soprattutto la pausa pranzo) possono diventare un momento da dedicare a se stessi, al proprio benessere fisico e mentale. Le Buddha bowls sono un esempio di questo modo contemporaneo di coccolarsi col cibo.
Pur essendo “onnivora” e amante delle buone bistecche, per curiosità personale e per la tutela della salute scelgo spesso di includere piatti vegetariani nei miei menù. La creazione di ricette che cercano di rendere meno pesante la riduzione del consumo di carne è una delle buone abitudini che cerco di portare avanti, quando e nei limiti del possibile.
Per questo motivo, periodicamente mi regalo un libro di cucina che vada ad approfondire i temi dell’alimentazione a base vegetale, della lotta allo spreco, della sostenibilità delle materie prime. Vedo che sempre più persone cercano idee healthy & sustainable che non risultino mortificanti per il gusto, l’olfatto e la vista. E li capisco. Il cibo che mangiamo influisce sull’umore, sulla soddisfazione, sulla produttività.
“Buddha Bowls” è uno dei primi ricettari entrati a far parte della sezione vegetariana della mia collezione, sezione che non vedo l’ora di poter ampliare a beneficio di tanti lettori di questo sito.
Fotogeniche, colorate, instagrammabili: le “Buddha Bowls” che conquistano
“Buddha Bowls” è un libro di facile lettura, che tratta ricette adatte alla quotidianità… ma nondimeno salutari e alla moda. Lo fa con semplicità e linguaggio diretto e con una food photography che cattura l’attenzione. La sezione introduttiva spiega in modo sintetico la filosofia che sta dietro a questo stile alimentare, le caratteristiche comuni ai piatti presentati nel libro. Quindi elenca e presenta una ricetta per pagina, con una suddivisione tra bowls per la colazione, per il pranzo e per la cena. E ancora, bowls per recuparare l’energia, adatte per i pasti take-away e adatte alle serate con gli amici.
Si vede che la pubblicazione non nasce dal mondo della ristorazione, ma dal mondo della comunicazione. Lo stile ricorda i social media, il marketing, la pubblicità. Parla di cibo che fa moda, plant-based nella sua accezione più di tendenza. Val comunque la pena sfogliarlo, perché racconta molto sui gusti e gli ingredienti che piacciono a molte persone oggi – laddove la componente “salutista” è oggetto di una certa attenzione.